Esposizioni

Per capire i luoghi non abbiamo bisogno di radici, ma di eradicarci da essi, addentrandoci così in loro da riuscire a bucarli.

Andrea Zanzotto

Fermo “Macelleria Ercoli” – 2023
Allestisce in una macelleria storica di Fermo una situazione di tre opere che denunciano il genocidario apocalittico di GAZA: un video dove si constata la morte di un bambino Palestinese, sacchi di carta modellati che simulano quelli dei morti sigillati, destinati alle fosse comuni con scritto “Gaza NN”, un libro che documenta il terrorismo Israeliano e un grande manifesto.

Fermo, Palazzo Catalino – 2022
Tenta di esporre nell’interrato di Palazzo Catalino “BUNKERFERMONATO” una mostra immersiva sulla guerra in Ucraina. Allestimento bloccato dall’intervento dalla DIGOS.

Firenze, Biennale – 2021
Espone 4 opere: due “FrattiNeri” uno”FrattoNaturale” e uno “Passaggio in Cielo”

San Gimignano – 2020
Espone 11 opere “FratteNere” e “FratteNaturali” tra cui alcune pre colorate che evocano la terra Senese nella galleria Gagliardi di San Gimignano.

Matera – 2019
Capitale Europea della Cultura. Partecipa con l’opera in ceramica “Canopo”.

Sintesi di tre culture arcaiche: Ittita, Egizia, Picena.

FrattoNero e Naturale –  2019
Premi Fiere Arte Padova e Expo Bari

“FrattoNero” Berlino – 2019
Galleria LackeFarben.

Mostra promossa dalla Galleria Farini di Bologna

“FrattoNero” e “Verde Arato” Bologna – 2018
Collettiva Gall. Wiki Arte.

“APPARIZIONE” Triennale di Roma – 2017
Opera selezionato dalla Commissione Scientifica per l’esposizione 2017 al Vittoriano

Galleria Falco – 2016
L’arte di Ercoli nasce dal mito e dalla poetica di “luogo”, trae il suo linguaggio dall’essere dentro il mondo come dentro l’opera nel continuo passaggio dell’Inizio, batte la “tavola” al battere della storia mostrando la “terra di tutti” violentata.

Tutto ciò, dalla scoperta dell’artista di un nuovo medium per l’arte definito subito antimateria per le caratteristiche molecolari che rimandano ad altro: terra, cartonati, metallo, arenaria, fibra di luce, ceramica, lavagna e ad una narrazione plurale ancora aperta.
Tutto dall’MDF industriale, una fibra povera, avversa e poetica, che tratta in superficie evoca muta oltre il sonoro.
Risultato di una ricerca nuova e significante, viva di una tecnica tra la “scultura e la pittura” che nel suo farsi (inafferrabile) azzera la valenza di tempo con gesti e strumenti primari rinnovati, tra necessità espressiva, fibra e messaggio.

MOORHOUSE ART – LONDRA 2016
“FrattoNero” è parte di una lunga serie nata dopo la caduta del muro di Berlino mentre Fukuyama nella fine della storia falliva la soluzione dei problemi del mondo nel capitalismo e paradossalmente nelle contraddizioni tra democrazia mercato e liberismo. Ercoli, immerso già prima dell’ 89 nel destino dell’ Arte accampa su di se il destino del mondo che da tempo sviluppa nei suoi lavori in una visione geopolitica opposta fatta di “altri muri”. Nascono così le sue “tavole” “FrattoNero” e “Berlino” squarciate da proiettili, traslate e scosse sotto i colpi della mazza. Metafora della realtà tragica immanente che fissa simultaneamente grido e gesto violenti nell’eco del silenzio nero: veggenza? conoscenza.

CABINA ELETTRICA Montefalcone (STUDIO) – 2015
Ercoli mentre rivolta “ERMETE” opera appartenente alla grande triologia che fa riferimento al quadro “I Tre Filosofi” di Giorgione. L’artista dopo aver eseguito la prima dal titolo “Serpente Alato” nell’ex Consorzio Agrario Prov. di Servigliano e fatto altri due “bozzetti” nello studio di Fermo ormai troppo piccolo stipato per poterli realizzare su grandi dimensioni occupa (2014) la grande Centrale Elettrica abbandonata a Ponte Maglio lungo il fiume Aso (quel vecchio sogno perseguito fin dal 94 quando tentò di acquistarla dall’Enel).

Foto 1, 2 e 3 – interno della Cabina Elettrica, foto 4 la “Fuga di Azizza”, foto 5 “FrattoNaturale”, foto 6 “Simbolo Cardinale”

“L’ALBERO DELLA LUCE” – 2015
L’opera è allestita su un luogo sacro, il colle del Girfalco di Fermo, tra due cieli. Quello reale dove svetta il Cedro “morto” e quello illusorio che riflesso sfonda la terra per aprire una vertigine su un altro cielo. L’asse doppio dell’Albero diventa asse cosmico, il luogo centro del mondo, la luce del sole accecante riflessa dai nastri bimetallici mossi dal vento sui larghi rami col loro suono la sua rinascita, rovesciato con le sue radici si nutre di cielo e anche l’artista in simbiosi appare nutrissi sospeso tra due mondi.

GabrieleErcoli sistema i grandi cristalli sul prato in modo che l’albero d’argento, svettante in cielo, rovesciato penetri la terra con il suo asse e con la grande chioma spalanchi d’azzurro l’altro cielo.

MAZZETTA NERA – Agosto 2012.
L’artista rientrato dalla città di Milano colma di scandali politici e corruzione, dopo aver manifestato contro di fronte alla villa di Arcore decide di allestire la mostra “Mazzetta Nera” scovando un luogo ideale nell’ex mulino abbandonato S. Benedetto (piane di Rapagnano) occupandolo per il breve periodo dell’esposizione. Nell’immagine Ercoli mentre monta la grande cinghia in cuoio dalle pulegge per sostituirla con il nastro di carta che mosso mulino ruota e stampa in serie banconote “EuroAAArcore”.

Particolari dell’allestimento dove domina la montagna di merda dei piccioni accumulata al primo piano del mulino abbandonato a significare una viva opera corrosiva diretta contro gli abusi. Sulla sinistra la serie rotante delle banconote “EuroAAArcore” stampate su lunghi nastri di carta simboli della corruzione e dei profitti illegali.

Al centro in primo piano sopra il prisma di plessigas la mazzetta nera di M.D.F.”strappato”, dietro, l’asse delle pulegge del mulino a cilindri (avanguardia per gli anni 50) che fanno ruotare su carta la produzione in serie, come dire: “dalla farina ai diner”.

ISIDE – 2012
Opera ad olio eseguita nel 90 nella cripta degli Artisti e Mercanti appena occupata per essere lo studio dell’artista. Esposta (riproduzione ingrandita) per la prima volta nell’estate 2012 nello stesso luogo dove è nata (lungo via Leopardi all’angolo con via Aceti) dove attualmente è lo studio dell’artista (successivo a quello di Palazzo Azzolino). Il soggetto criptico e metaforico rappresenta una dea che entra negli inferi alla ricerca della sorgente. Ercoli immagina questo viaggio misterioso all’origine dell’arte ambientato negli spazi architettonici della sua città tra vie porte colonne capitelli antichi (ancora visibili) come antro che crolla al passaggio e conduce ai grandi sotterranei: fonte d’acqua per la città.

PERLASO – 2011
Mostra estesa su 80 km, da Isola di Montemonaco a Porto S. Giorgio seguendo il tracciato del fiume Aso con 16 opere esposte nei luoghi dove sono nate. Nella foto l’interno della chiesa di Sant’Angelo in Piano, fulcro degli allestimenti e del tempo che transita e sosta lungo la valle.
Navata allestita sulla centralità del quadrato preesistente sul pavimento in cotto dove sono disposte le 16 viti della pergola, che come il perimetro, orientate a losanga puntano le absidi e le “bocche” della cripta. Ale pareti la continuità delle divergenze prospettiche opposte, coinvolge il visitatore attratto dalle 16 stazioni quadrate sospese .

Otto delle 16 tavole oblique alle pareti come leggii sospese. Rimandano alle 16 “stazioni” di opere PERLASO, luoghi tra i monti e il mare dove sono nate e dislocate. Così orientate nello spazio della grande nave, si fanno viaggio del pensiero nella sosta, ne diventano sito mnemonico di conoscenza e logos.

Nell’ombra e nel mistero dello “spazio” sacro, scavato nel ventre della terra, l’acqua è come un nido nell’incavo della tavola, la cui metà, rovesciata come zolla, è aperta di luce a conchiglia: ” vita come eterno viaggio di nascita?”. Leggendo il titolo dell’opera “è nata una foglia nuda della sua culla…” lo si potrebbe presupporre (anche l’acqua dell’Aso che ha spinto per secoli il mulino attiguo lo lascia presupporre), l’acqua è dentro il ventre, si nasce dentro come si è nati, così concepisce l’arte.

“ORANTE”, è vivo omaggio al nonno, nato a Carassai, sintesi di quattro elementi: forca-occhi-viso-fieno. Memoria di Lorenzo, reduce, spinto sui campi obliqui arrancando magro sotto il capriccio del vento. La struttura dell’opera in medium density e il suo colore naturale evocano il gesto di Lorenzo mentre brilla alto il forcone di legno leggero gonfio di fieno: suono, pagliuzze, profumo, nervi dell’aria tra le prime rade gocce a piombo sparse dal cielo. Una forma antica tra mito e sacrificio, per una offerta in mano al contadino che sembra più volte issare la terra, suo cielo; il suo sguardo alla nube che pressa nera, vigila la minaccia e muove le labbra in preghiera.

“ILLUMInazioni” – BIENNALE DI VENEZIA – 2011
Espone alla sala Nervi di Torino l’opera “FrattoNero” dal titolo “Una di due”

“FrattoNero” (“UnoDiDue”) opera eseguita nello studio di via Padova a Milano (2006-2o11) selezionata per la 54 Biennale di Venezia dal “segnalatore” W. Scotucci (incaricato dal curatore V. Sgarbi).Realizzata in due tavole di m.d.f., presenta due forme che dialogano a confronto.Fa parte della lunga serie dei fratti silenti, eco dell’orrido botto delle guerre globali e di quelle striscianti “civili”. Il medium nero fissa quell’istante eterno, passaggio vuoto di assenza prima inafferrabile all’Arte. L’opera rimase esposta alla sala Nervi di Torino solo pochi giorni perché Ercoli quando visita l’esposizione vedendo in mostra all’ingresso un “Boetti fatto da Nespolo” e un retorico Pignatelli superando le resistenze della “curatela della Star” decide di ritirarlo.

“Quattro4” – ex Consorzio Agrario prov. di Servigliano – 2010
In occasione della mostra “Quattro4” Gabriele occupa l’ex Consorzio Agrario prov. di Servigliano attratto dal luogo apparsogli all’improvviso risalendo le stradine degli orti lungo il fiume Tenna.
Quattro campate industriali per tetto, Quattro le mura della città qadrata, quattro il numero di terra oggetto dell’arte di Ercoli. Il consorzio e Servigliano diventano luogo di sintesi ideale per accogliere le opere con in mente ancora Licini che come Ercoli “dall’alto di un altro paese si era posato”.
Ercoli ci vive quattro mesi, pulisce, imbianca, lo illumina e nel mese di agosto inaugura l’allestimento che animerà fino al mese della “vendemmia”.

La sala seconda denominata “Della Terra” posta nel secondo padiglione con “Zolle-Dune-VerdeArato”, cinque delle 8 esposte.

“Appesi alla Luna” opera poetica rappresentata da una figura-vaso che si tende sopra al globo fino alla luna. Realizzata negli anni 90 in ceramica nella bottega di M. Bozzi e composta sopra ad una semisfera di trucioli scartati dalla falegnameria Brestoli viene selezionata per la 54 Biennale di Venezia in ambito regionale dal “segnalatore” sgarbiano U. Balestrelli che osa proporre all’artista di cambiarne la parte in legno (apostrofata al telefono “base”). L’Artista dedotta anche la cecità del “segnalatore” impotente nel valutare (come Sgarbi) e la sua impossibilità di non vedere opere alternative nuove e autentiche nel catalogo, in ovvio contrasto rifiuta di esporre l’opera.

Interno, sala d’ingresso con gli artisti ospiti che partecipano ad un dibattito sull’arte: D. Cudini, P. 1/2Botta, C. Matti e l’esperto di mercato M. Marcatili. Nella parete di sfondo, le grandi botti dove è appesa l’opera “Serpente Alato” dalla serie Ermete.

L’allestimento della sala posta a sinistra del Primo grande padiglione d’ingresso dove sono esposte le 8 grandi tavole Dell’INIZIO (INIZIO come ricerca universale che dilatando il tempo risale alle profondità delle origini)

L’allestimento della terza sala denominata “Della Guerra” dove sono state esposte 8 opere appartenenti alla serie dei “FrattiNeri”

terza sala denominata “Del Cielo” dove sono state esposte “Archetipo”, “Passaggio Fantasmatico”, “Passaggio in cielo”(tre delle 8 esposte): “Passaggi” balzati alla mente dopo aver letto la lirica di Mallarmé “La Scalogna” vivendo il colore e l’eterno.

La prima sala posta nella seconda ala grande del consorzio dove sono state esposti i “saggi dell’inizio”, opere evocative che interpretano luoghi del fermano tra vissuto e avanguardie storiche. Alcuni titoli: “Zolla di Altidona, “Ultimo giro” (Girfalco), “Forza sette” (omaggio ad Acruto V.), “Montemonaco”.

“La Casa Davanti al Mondo” – Pedaso 2010
Occupa casa colonica da anni abbandonata sull’altopiano di Pedaso: set-scrigno dove è anche stato girato il film “DELL’ADRIATICO, uno Sguardo Poetico dal Cielo dell’Arte”. All’interno cinque spazi in mostra, il primo al piano terra nella capanna, dove l’artista è ripreso col carboncino a graffiare sulla parete in versi l’origine della sua arte. Sopra, al primo piano le altre quattro stanze dove mostra rispettivamente: “Il Grande Sguardo”- “Passaggi in Cielo”- “Testi” dell’altra sponda e la guerra che nelle tavole scosse fratte nere precipitano sul mare. 

Il Grande FrattoNaturale flesso e squarciato accanto allo spesso muro “squarciato” nella prima stanza : è la guerra, interiorizzata dalla “stessa sponda”

HAGGADAH : testi e titolo evocativi, esposti nella terza sala con una finestra aperta sul drammatico orizzonte, vogliono ricordare quelli bruciati e persi durante il bombardamento della grande biblioteca di Serajevo.

“ROSSO SETTE” esposto sulla parete opposta al “GrandeFrattoNaturale” ad evocare bombe slave e missili sullo stesso orizzonte. 

FrattoNero , esposto ad est nella quarta stanza. Tavole di M.D.F-antimateria, come pale d’altare, nere, lacerate e squarciate dall’oltre spazio, precipitano, inabissando ogni orizzonte. Così per l’artista nei proiettili sul fronte e nei colpi da tergo che scuotono la “tavola”-terra. Metafora della storia, che celando precipita a ridosso.

“IL GRANDE SGUARDO”, metafora di colui che sa “vedere”: l’orizzonte è a ridosso, già chiuso tra le ciglia. Esposto nella seconda sala del piano rialzato insieme ai PASSAGGI IN CIELO: altri sguardi nel cielo tra le fratture cobalto della superficie. Nel mezzo l’artista mentre allestisce.

Esposizione Spazio Tadini Milano – 2009
BERLINO. L’opera selezionata per essera esposta allo Spazio Tadini nella collettiva avente come tema i muri è stata realizzata nello studio milanese di via Padoa durante il soggiorno dell’artista a Milano. Esprime in prospettiva opposta a quella liberista di Fukuyama i nuovi muri (“FrattoNero” è il titolo) prodotti dalle guerre economiche globalizzate.

“L’Albero della Luce”, Milano, Sant’ Ambrogio: Oratorio della Passione – 2009
4 giugno,  Ercoli di una città frenetica sceglie il silenzio del chiostro romanico, un luogo sacro, fondante per la città, dove mostra “l’Albero Rovesciato” sacro per eccellenza. Il cipresso rimanda anche ad una polivalenza di origine, quella dei suoi frutti unisessuati e quella preesistente del luogo sia esterno (cimitero) che interno (per sacerdoti iniziati). Con l’allestimento si è dentro un grande parto fusi tra spazio e affreschi, si inizia dalla fecondazione nelle due opere ortogonali alle pareti e termina a croce sulla navata tra il cipresso gravido di 7 specchiante a terra all’ingresso e quello nato dalla volta posta sull’altare.

“L’INDECIFRABILITA’ DELL’ORACOLO” – Milano – 2008.
Ercoli, da due anni a Milano trova significativo rapportarsi con la città partendo da un quartiere storico come Isola ancora in tensione ( 2006. Anche Dario Fo si impegna con i cittadini e artisti a difesa di strutture, botteghe artigiane e verde in prospettiva di essere spazzate via dalla cementificazione urbanistica), su temi sociali e culturali qualificanti dei quali lo spazio Sassetti diventa centro di promozione e dibattito: incontri di filosofia e di arte o in occasione della mostra di Ercoli il rapporto tra la luce “assorbente” emanata dai neri dei suoi lavori e la luce di Caravaggio del quale tra l’altro è stata recentemente provata la nascita a Milano.
I critici V. Carminati e L. Argentino (nella foto durante l’inaugurazione), dopo aver conosciuto direttamente le opere di Ercoli nello studio di Via Padova scrivono che si tratta di un arte dell’origine, presocratica e precapitalista……..scegliendo anche il titolo per l’esposizione.

 

Ercoli nel divenire dell’allestimento decide di esporre lungo una intera parete la serie di “schegge” nere schizzate dai colpi del suo lavoro che per suono, violenza e linguaggio sembrano voler ripetere quelli della guerra. Due signore di Milano visitando la mostra chiedono all’artista se ciò che vedono nelle forme delle opere sono proiettili perché durante la guerra, scioccate, ne avevano visti. E’ Natale, a meno di un mese dalla fine dello mostra a Gaza scoppierà l’invasione israeliana denominata “Piombo Fuso”. 

Grande Fratto, L’opera concepita come una grande pala d’altare che sbarra l’orizzonte (anche nel ricordo delle lenzuola tese a celare il cielo dalla madre) precipita sotto i colpi della guerra che è di fronte. La tavola si spacca come la terra e la zavorra delle bombe sganciate viene lasciata sul fondo all’Adriatico.

FrattoNero, l’opera scolpita, separata e fratta con colpi da tergo compie un processo totale inverso a quello delle opere di Fontana. Un anti gesto e un’antimateria per denunciare una “super realtà” tragica che da dentro ci è nascosta. Non rimanda all’oltre spazio, ma trae in luce dalla profondità di quell’oltre fissando l’urlo precipitato nel silenzio del suo istante.

GALLERIA DIECI.DUE –  Milano – “ARTE PLASTICA INFORMA” – 2007

Invitato dalla direttrice Maria Rosa Pividori a cimentarsi con opere realizzate in plastica, l’artista da tempo dentro al mondo e dentro la sua ricerca in M. D.F. decide di concedersi una pausa per scovare nella soffitta della memoria, apparentemente, un altro nome e un altro gesto dove l’opera combinatasi inizia ancora dall’eco che la precede. “SottoSopra ” è’ il titolo che le due figure opposte alla grande I allude all’Italia.

“CARAVELLA”. Una carovana di cammelli stivata per un viaggio di sabbia e di acqua: concettualmente due mari. di dune e di onde, dove il continuo movimento rimanda a quel non luogo, luce e aria cambiano oro e argento intanto l’opera prende forma e senso. Da un luogo senza residenza e dall’assenza necessaria all’arte come vuoto muove il passaggio perché l’opera si compia: che si tratti di animali del deserto (metafora dei profughi) bloccati opposti in linee fluttuanti o di pecore sottosopra su lettera piedistallo purchè si accampi il messaggio. Poetico, ironico, psichico o mitico che dalla mancanza origina, muta e si rinnova: Odisseo è nel presente.

“A CENA !!!” – Bergamo 2007
Bergamo, mostra “Luce nella Luce”, allestita nella sede Mauri nel 2007.

“Cometa”

“MESOPOTAMIA” – 2005
MESOPOTAMIA 1991 Opera esposta a New York in occasione della conferenza dell’antropologo Remo Guidieri avente come tema la terra di mezzo.

Per Ercoli, che dopo l’89 dalla terra del nonno (la sua Grecia), aveva già messo a fuoco il medio oriente dentro la sua ricerca (un altro paradiso), la scelta di Remo mentre fissa a terra l’opera nel suo studio dove era appoggiata ne costituisce la forte centralità e conferma.
La “finestra-griglia” di M.D.F. nera, intagliata, battuta da tergo e fratta è già metafora dello sguardo tragico che vede il futuro geopolitico dal nascosto.
 
 

“MESOPOTAMIA” – 2004
 Allestisce “MESOPOTAMIA” nell’ex consorzio agrario di Fermo ora abbandonato, tra erbacce e distruzione con nella mente il conflitto nella terra di mezzo e quel ricordo vivo di quanto da adolescente in questo luogo acquistava i prodotti per la sua. Con doppia simbiosi tra elementi verticali e crolli aggiunge un bosco, una serie dei suoi alberi neri bruciati che staccando da terra rimandano alle vite distrutte dalla guerra.

Dalla stessa esposizione, “FrattiNeri”, esposti nel salone d’ingresso dell’ex Consorzio Agrario di Fermo abbandonato (luogo legato alla storia della terra della famiglia). Nel contesto di scarti e strutture abbandonate a terra, un elica nera, che insieme alle opere, rimandano alle distruzioni belliche della grande civiltà di mezzo.

BOSCO DEGLI ESTENSI – 2003
l’opera “Bosco”, realizzata nel 97 nello studio sotterraneo di Palazzo Azzolino e scelta insieme alle “Navi Dell’Aria” per la mostra “I Quattro Elementi”
tenutasi al Castello degli Estensi di Ferrara, fa leva sul senso antropologico del luogo ricco di vegetazione ed acqua e alle loro valenze originarie legate alla profondità dell’inconscio.

“BOSCO e ZOLLE” – 2003
Invitato dalla Galleria dell’Arancia di Grottammare espone cinque opere di cui un grande “Testo Lacerato” di cm 180 x 180. “FrattoNero” sulle guerre economiche. Nell’immagine parte dello spazio allestito con due opere in M.D.F.: “Bosco e Grande Zolla” 

PICCOLA ZOLLA 2003 opera molto evocativa dal silenzio sonoro persistente e dai gesti arcaici sulla terra del nonno. Esposta alla Galleria dell’Arancia di Grottammare insieme ad altre quattro opere.

“LE LUCCIOLE DELLA DEA” –  2002

Invitato dalla “Casa Museo Periferie” mostra “LE LUCCIOLE DELLA DEA” allestite sui campi aperti di stoppie: moderna sintesi in ceramica di tre culture arcaiche

“DEL GUARDARE e DEL VEDERE”- 13 Dicembre 2002

Il 13 Dicembre 2002, giorno di S. Lucia, partecipa alla collettiva “DEL GUARDARE e DEL VEDERE” promossa dalla “Casa Museo Periferie” dove espone due vassoi cartacei pressurizzati dipinti di nero chiusi specularmente. Sulle superfici esterne, opposte, forme strappate di occhi .

“FrattoCosomo” – 2002
Una visione del cosmo, un testamento

“ocitairdA” – 1997
Omaggio all’opera “Olmo” di O. Licini (Albero situato allora dietro alla sua casa). Ercoli nel 97 in occasione della mostra “ocitairdA” ” lo pianta” sul pavimento del terrazzo di Monte Vidon Corrado, di fronte ai monti in modo che il suo scatto magico teso nel cielo penetri il suo colore complementare sopra ai Sibillini.

OCITAIRDA 1997
Invitato dal Comitato Scientifico del Centro Studi Osvaldo Licini, Ercoli che dopo l’89 fissa il fronte dell’Adriatico mostra un orizzonte opposto (così anche il logo del titolo): dissenzo al consenso imperante preceduto da falsi neologismi in voga che preparano le masse
Nell’immagine l’artista con Samuele ed Angelo nella prima sala durante l’inaugurazione, sulla parete di fondo l’opera in M.D.F. “Mater” : un tralcio incassato alato come un abbraccio nella luce “bizantina strappata” alla fibra.

“Spazio Zero” – 1996
Ercoli nella “Chiesa Degli Artisti e Dei Mercanti” occupata nel 1990 per farne il suo studio.
Nella foto mentre allestisce la mostra “Spazio Zero” sei anni prima di lasciarla.

Della stessa esposizione…
Nella foto la terza sala con “La Nave Dell’Aria, in primo piano in alto, sotto, in secondo piano “FrattoAlato” e di fronte, sul fondo, “Il Grande Sguardo”

“HAGGADAH” – 1994
Milano Galleria Philippe Daverio i cinque testi “Haggadah” – premio internazionale per artisti indipendenti MIART

“123 Luoghi” – Palazzo dei Priori 1993

“PASSAGGIO OPPOSTO” esposto nella mostra “123 Luoghi” al Palazzo dei Priori di Fermo 1993.
La mente e lo sguardo dell’Artista inizia ad elevarsi dalla terra lasciando la sua scia nel cielo.

“123 Luoghi” Palazzo dei Priori di Fermo 1993, nella foto la terza sala con “La Nave Dell’Aria, in primo piano in alto, sotto, in secondo piano “FrattoAlato” e di fronte, sul fondo, “Il Grande Sguardo”

“ERCOLI 88” – 1991
Prima personale al Palazzo dei Priori di Fermo nel Gennaio 1991 mentre infuria la guerra del golfo: “Mostra Dell’Inizio” della sua ricerca (sulla sinistra le opere “Astro”, Psiche” e Memoria”), ma anche inizio di un “Grande Sguardo” sul mondo che vede i solchi scavati dal nonno opposti alle trincee irakene dove sono stati seppelliti vivi e morti. (sulla destra la grande opera evocativa “Una parete di luna, una finestra di buio” solcata e nera).

Ercoli ’88

“Io-io” – 1986
In un contesto culturale transumano dove “l’io” rischia di essere consegnato alla esorealtà, l’opera “Io-Io”,in senso classico, si identifica “poeticamente” in chiave Lacaniana e Dalìniana come necessità di coscienza dell’artista di un altro se per rapportarsi col mondo (Arthur Rimbaud: “J’est un outre”), esposta alla galleria L’Idioma di Ascoli Piceno nella mostra “Rubare alla Terra” 1986

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